“Capire tu non puoi, tu chiamale se vuoi… emozioni…”
(Lucio Battisti)
(Lucio Battisti)
“Date
parole al vostro dolore altrimenti il vostro cuore si spezza”(Shakespeare)
Le emozioni sono da sempre tema e ispirazione di
opere letterarie, musicali e artistiche sia nel passato che nel presente per la
loro caratteristica di essere il cosiddetto “sale della vita". Ma le conosciamo davvero? E
sappiamo gestirle e come?
L’etimologia della parola emozione è da
ricondursi al latino ex-movère (ex = fuori + movere = muovere) letteralmente
portare fuori, smuovere, in senso più lato, scuotere, agitare. Per cui l'emozione,
altro non è che un potente moto interiore dell’anima che
coinvolge anche la corporeità e dirige le azioni degli individui nel bene e nel
male.
Per tale motivo è importante conoscere l’alfabeto emotivo proprio e
altrui per potersi muovere con disinvoltura nel delicato mondo dei sentimenti e
delle passioni.
In passato si pensava che le emozioni fossero qualcosa da cui stare lontano, che distraessero dai moti della ragione e per tale motivo dovevano essere represse in quanto conducevano l’uomo a compiere gesti poco razionali e non consoni.
In passato si pensava che le emozioni fossero qualcosa da cui stare lontano, che distraessero dai moti della ragione e per tale motivo dovevano essere represse in quanto conducevano l’uomo a compiere gesti poco razionali e non consoni.
Successivamente i progressi scientifici, in particolare nel campo
delle neuroscienze, hanno permesso di scoprire l’importanza delle
emozioni nei processi decisionali e nell ’apprendimento.
Secondo le neuroscienze le emozioni sono collezioni di risposte chimiche e neurali per creare situazioni vantaggiose per la vita dell’organismo ed inoltre non disgiunte da altre dimensioni come il corpo, la razionalità . La persona, dunque, non può formarsi in modo completo se non sviluppa consapevolmente anche la sfera emozionale.
Secondo le neuroscienze le emozioni sono collezioni di risposte chimiche e neurali per creare situazioni vantaggiose per la vita dell’organismo ed inoltre non disgiunte da altre dimensioni come il corpo, la razionalità . La persona, dunque, non può formarsi in modo completo se non sviluppa consapevolmente anche la sfera emozionale.
Il mondo dell’educazione ha dovuto prendere atto
dell’importanza del mondo affettivo delle persone di cui ci si prendeva cura, e
soprattutto ha compreso che tanto più si
riesce ad ottenere una “sintonizzazione emotiva” con l’altro, tanto più è
possibile apportare dei cambiamenti nella sua vita.
Anche i mutamenti in seno all’odierna società, denominata “liquida”
da Bauman,[1]
e la diffusione degli strumenti informatici, da un lato hanno migliorato la
vita lavorativa delle persone, dall’altro hanno allontanato sempre di più gli
individui tra di loro e, oggi spesso le relazioni interpersonali nascono, si
sviluppano e muoiono in una modalità non diretta ma mediata dalla rete. Ciò
accade soprattutto nei giovani, che per questo sono esposti molto di più al
rischio di divenire degli “analfabeti emotivi”. Infatti è soprattutto il
contatto personale che permette di entrare in contatto “intimo” con
l’altro da noi e di apprendere dalla comunicazione non verbale ciò che vuole
comunicarci.
Di qui l’urgenza, a partire dall’infanzia, di educare “i giovani”
al complesso e meraviglioso mondo delle emozioni e dell’affettività, intendendo
con questo, non solo la capacità di conoscere, percepire e regolare il proprio
mondo interno, delle emozioni e sentimenti, ma altresì di sviluppare quella
capacità empatica che ci rende più umani e capaci di vivere una vita
emotivamente piena ed equilibrata.
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